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Provincia Pavese

Quattro detenuti al lavoro nei McDonald’s in Oltrepo

ANCEMAG

Diventa sempre più saldo il rapporto con ANCE, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili. Nel nuovo numero di ANCEMAG, la rivista delle costruzioni, i prodigiosi risultati nati dalla sintonia tra Giammarco Piacenti e Seconda Chance Toscana guidata da Stefano Fabbri.
Grazie a Giammarco e a Stefano, a Monica Sarno, a Vincenzo Di Nardo, a Rossano Massai, a Piero Ceccatelli, a Sara Benvenuti, a Martina Ghezzi, a Patrizia Asproni, in Toscana conquistiamo ditte edili e ristoratori, aziende tessili e stabilimenti balneari, vivai e carrozzerie, insomma andiamo fortissimo. W gli imprenditori toscani.

Stazione Zoologica Anton Dohrn – Napoli

NAPOLI, dal carcere di Secondigliano alla Stazione Zoologica Anton Dohrn: la splendida Seconda Chance di E.

Grazie Gabriella Grossi e Gabriella Di Stefano.

Il Sole 24 Ore – Piacenti S.p.A.

Il Sole 24 Ore di oggi racconta la bellissima storia di Piacenti SpA, l’impresa pratese di restauri, che ha assunto ben cinque detenuti in un sol colpo! Una storia di cui Seconda Chance, ma soprattutto Giammarco Piacenti così come il personale dei carceri di Prato, Livorno-Gorgona e Porto Azzurro-Pianosa, possono andare orgogliosi. Una storia raccontata magistralmente da Silvia Pieraccini sul giornale degli imprenditori perché altri seguano la strada di Giammarco e di tanti altri loro colleghi.

Joule – Il Sole 24 Ore

Roberto Serafini e Roberto Pau di Joule (logistica per Conad Nord Ovest) insieme alla mia consigliera Stefania Diiorio, sono stati tra i primissimi a credere in Seconda Chance. Della prima telefonata con Serafini, due anni fa in piena estate, ricordo ancora la disponibilità fulminante: “Guardi io parto per le vacanze a fine agosto quindi per me i colloqui in carcere a Civitavecchia li possiamo fare pure il 15.” Ecco l’uomo per me !

Di lì in poi sostegno assoluto e continuo anche da parte di Gabriella Sarracco. E pure con Pau si lavora che è un piacere: preciso, determinato, generoso. Appena può mi presenta amici imprenditori di Cagliari interessati a SC, e con alcuni di loro siamo già avviati. Due settimane fa gli ho chiesto se provavamo a fare qualcosa con Vincenzo Lamonaca direttore delle colonie penali di Mamone e Isili, e dopo tre giorni si sono incontrati.

Vorrei vivere e collaborare solo con gente così. Tra Civitavecchia e Cagliari Joule ha dato lavoro a 8 detenuti.
Grazie Davide Madeddu del Sole 24 Ore.

McDonald’s Rieti

Da Torbellamonaca al carcere di Vazia a McDonald’s Rieti.
Oggi sul Messaggero (grazie Sabrina Vecchi) la storia di S. operaio polivalente nel locale di Paolo Orabona e di sua moglie Monica.
Grazie Delia Ciccarelli.
Arrivare fin qui è stato molto faticoso, ce l’abbiamo fatta solo grazie alla tenacia dei titolari che volevano proprio lui e lo hanno aspettato anche dopo un primo rigetto della Sorveglianza. S. è un giovane e bravissimo lavoratore, svolge bene ogni compito, è finalmente felice. E poi scrive poesie stupende.
Buon lavoro e a presto per un Big Mac.

Detenute elettriciste a Rebibbia, parte il corso di formazione con ANCE

#AnceRoma – ACER è orgogliosa di avviare, con CefmeCtp e Seconda Chance, tre corsi per la #formazione in #carcere di 14 detenute di #Rebibbia.

Un’occasione preziosa per offrire una prospettiva di #ripartenza attraverso l’acquisizione di nuove competenze, incoraggiando il recupero dell’autostima e promuovendo un percorso di #reinserimento sociale: le detenute impareranno le basi dei mestieri di #elettricista, #idraulico e #operatore edile.

Per il Presidente Ciucci: “Il lavoro nell’#edilizia è fatto di manualità: imparare qualcosa e poi farne mestiere costa fatica, ma la soddisfazione che se ne ricava è impagabile perché ha a che fare con la costruzione della propria identità. Ci auguriamo che questo progetto possa dare nuovi stimoli alle detenute e costituire un tassello importante nel loro percorso di vita”

L’Espresso

“Seconda Chance, dalla detenzione a una vita nuova”

L’Espresso torna a parlare di Seconda Chance affidando il pezzo anche quest’anno a una giornalista sensibile e scrupolosa come Silvia Perdichizzi che ha raccolto tre meravigliose storie di riscatto.
Anche a nome di Alessandro, Gianluca e Giuseppe, grazie a Silvia e al vicedirettore del settimanale, Enrico Bellavia, per questo graditissimo regalo di Natale.

Romasette

“Verso il Giubileo: le iniziative della
basilica vaticana allʼinsegna della
solidarietà”

Vatican News

“Giubileo, la Basilica di San Pietro
accanto a rifugiati e detenuti”

gNews

“Giubileo: dalla Santa Sede iniziative in favore dei
detenuti”

Il Secolo XIX

A cura di Seconda Chance Liguria (Renzo Parodi) e di Crivop (Luca Pizzorno)

gNews

AMBIENTE: DETENUTI “SECONDA CHANCE” IN AZIONE IN CINQUE CITTÀ CON I VOLONTARI DI “PLASTIC FREE”

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DT News

Grazie a Valentin Morariu Photography per le meravigliose foto. Questo progetto ambizioso e importante porta la musica in una sezione di Rebibbia complessa, piena di dolore ma anche di anima.
Con The Niro l’intento è quello di creare una stanza della musica nella sezione per iniziare un corso formativo con questi ragazzi del G9 che hanno voglia e bisogno di “evadere” attraverso l’arte musicale.
Chi può e vuole donare strumenti musicali…noi ci siamo!

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Avvenire

Su Avvenire le meravigliose storie di Giancarlo e Massimiliano che durante la galera si sono ripresi con grinta le loro professionalità e i loro sogni.

Grazie Lucandrea Massaro, anche per essere andato a verificare di persona da bravo giornalista coscienzioso.

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Repubblica

Grazie Repubblica Napoli (e da Secondigliano è in arrivo il terzo)

Il Messaggero

“Lezioni di gelato a Rebibbia, un lavoro dopo il carcere”

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Latina Oggi

“La storia di Pamela, che assume un detenuto e crede nei diritti”

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City Now

“Palmi, detenuti ‘Seconda Chance’ e volontari ‘Plastic Free’ insieme per l’ambiente. Il progetto tra Plastic Free e Seconda Chance: rieducare includendo e sensibilizzando tutti, senza discriminazioni”

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City Now- Reggio Calabria

“Reggio, ‘Seconda Chance’ centra l’obiettivo: assunto il primo detenuto in Calabria”

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La Provincia Civitavecchia

A Civitavecchia credono in noi e ci danno grande soddisfazione. Grazie Roberto Serafini, Roberto Pau, Stefania Di Iorio, Gabriella Sarracco, Andrea Bargiacchi, e come si dice in questi casi… nulla di tutto ciò sarebbe possibile senza la disponibilità del direttore dei due istituti di pena, Patrizia Bravetti.

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Avvenire

“Grazie al lavoro i detenuti possono ripartire davvero”

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Viterbo News 24

Borse e cibo, prodotti dai detenuti, finiscono in un singolare mercatino”

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Professione Reporter

“Seconda Chance, che trova lavoro per i detenuti. Fondata da una giornalista de La7”

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La Sicilia

“La Sicilia di oggi.

Grazie Francesco Di Mare che raccontando la generosità di Gabriella Cucchiara diffondi il nostro progetto ad Agrigento e nell’isola. Grazie Giuseppe Di Miceli che fai funzionare così bene il tuo carcere cercando grintosamente opportunità per i ragazzi che meritano”.

Il Corriere di Viterbo

Grazie Andrea Tognotti per aver documentato questa sartoria, 7 detenuti bravi e gasatissimi dalle tante cose belle che stiamo sognando insieme al maestro d’arte Fabrizio Tardito.
Grazie Giulia Calzati, Davide Innocenti e Matteo Holm di MilleniumTech per la pazienza e per questi avanti e indietro da Prato come se non aveste mille altri impegni.
Grazie Anna Maria Dello Preite, saper dirigere con polso e dolcezza un istituto difficile non è da tutti.
Grazie Patrizia Meacci, capoarea educativa sempre puntuale, sorridente, disponibile. E’ un gran piacere venire al Mammagialla.
Abbiamo avuto inizi demoralizzanti protratti nel tempo, il territorio purtroppo non risponde a Seconda Chance. Ma chi la dura la vince.

Agrigento Notizie

“Offrire una “seconda chance” a due carcerati: imprenditrice pronta ad assumerli”

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Federscacchi e Seconda Chance

I corsi di scacchi organizzati in alcune carceri da Seconda Chance riscuotono curiosità, poi interesse, infine passione.
Ci racconta tutto Camilla Alcini, che ringraziamo assieme a Luigi Maggi e a Vincenzo Anania Casale, presidente e capuff stampa della Federscacchi.

Derby a Rebibbia-Il Tempo

Eccoci pure sul Tempo, che ieri per questo derby da Champions ha mandato al Penale di Rebibbia il suo inviato speciale Stefano Liburdi (prezioso il laboratorio di giornalismo che tiene per i detenuti dell’Alta Sicurezza del NC).
Grazie Ste per il tuo resoconto e per appassionarti insieme a noi a ogni cosa che facciamo. Avanti così.

Il venerdì di Repubblica

“Quindici detenute trans del carcere di Rebibbia per un giorno a lezione di make-up”

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La Nazione Firenze

“Muratori e idraulici: detenuti, seconda chance”

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Il Centro Pescara

“Un lavoro ai detenuti, Ecco l’iniziativa che regala la seconda vita”

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Gazzetta del Mezzogiorno

“Una Seconda Chance tra i fornelli”

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Voci Di Dentro

“Il progetto di Flavia Filippi per far applicare la legge Smuraglia: incessante ricerca di un posto di lavoro presso bar, negozi, imprese edili”

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Il sole 24 ore

“Cuochi, camerieri, manovali: ecco come la legge Smuraglia apre le porte delle imprese ai detenuti”

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Messaggero Civitavecchia

Seconda Chance, così i detenuti hanno un’opportunità di lavoro

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Proposte

“Quando il carcere diventa un’opportunità”

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Common Home

“Ho sbagliato ma rivorrei la mia dignità”

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Vanity Fair

Da Rebibbia a Vanity Fair, che carriera il nostro aiutochef de Le Serre by ViVibistrot. Complimenti Marcello!

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La Provincia Civitavecchia

“Seconda Chance per i detenuti di Civitavecchia”

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Il Messaggero di Frosinone

“Nuovi imprenditori pronti ad assumere detenuti con il progetto Seconda Chance”

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Corriere della Sera

“Rebibbia, tra i detenuti in cerca di lavoro. «Ero uno chef, non sbaglierò più”

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Il Corriere di Viterbo

“Lavoro per i detenuti, appello alle imprese”

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Il Messaggero di Frosinone

“Seconda chance, al via i colloqui con i detenuti. Il progetto anche a Frosinone”

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L’Espresso

“Seconda Chance, dopo anni in cella hanno un lavoro all’esterno. Grazie agli incentivi previsti dalla legge Smuraglia”

Il Messaggero di Frosinone

“Detenuti, assunzioni e sgravi fiscali. Una seconda chance per chi ha sbagliato”

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Il Centro di Pescara

“Ristoratore assume un detenuto «Così lo aiuto a rifarsi una vita»”

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Giornale della Vela

“Così i detenuti a Viterbo realizzano borse e sacche con vele riciclate”

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La Repubblica

“Libero dopo 21 anni, ora per me anche lo smog profuma di novità”.

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Il Messaggero di Viterbo

“Seconda chance per i detenuti di Mammagialla: realizzano vele e borse per un’azienda di Prato”

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Unione Sarda

“Una Seconda chance per i detenuti: I vantaggi e la solidarietà offerti dalla legge Smuraglia: l’iniziativa di una giornalista romana”

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La Discussione

“Seconda Chance, un ponte tra il mondo della produzione e le persone in carcere”

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iO Donna

Lavoro ai detenuti: fa bene anche agli imprenditori che li assumono. Il progetto Seconda Chance
Cronista giudiziaria, da sempre impegnata nel sociale, Flavia Filippi ha lanciato questa iniziativa per dare un’opportunità lavorativa a persone in esecuzione penale e consentire l’abbattimento del costo del personale a chi li assume.

Dare lavoro ai detenuti e al contempo abbattere il costo del lavoro stesso. Significa compiere un gesto di grande valenza sociale, e per di più conveniente per le imprese: è la missione quotidiana di Flavia Filippi che, compatibilmente con il suo lavoro di cronista giudiziaria a La7, ha lanciato il progetto Seconda Chance
Il progetto Seconda Chance
«Durante il lockdown, a causa del fermo dell’attività giudiziaria, mi sono ritrovata con tanto tempo libero» racconta Filippi: «Da sempre impegnata nel s ociale, ho deciso di rendermi utile approfondendo la Legge Smuraglia, che prevede sgravi fiscali e contributivi per le imprese che assumono detenuti». Così la giornalista racconta l’origine del suo progetto con cui offre a tante persone in esecuzione penale un’opportunità lavorativa nonché di reinserimento sociale.

La rete costituita con aziende e istituzioni
A sostenerla sin dall’inizio, il Garante dei detenuti di Roma, Gabriella Stramaccioni, che l’ha messa in contatto con il Provveditore alle carceri di Lazio, Abruzzo e Molise, Carmelo Cantone.
«Poco più di un anno fa, ho iniziato a stipulare accordi e protocolli d’intesa con associazioni di categoria, cooperative e aziende pubbliche, come per esempio l’ANCE (Costruttori edili), con l’Unione Artigiani Italiani, con l’Istituto Superiore della Sanità. E sono riuscita a costruire una rete ben solida e articolata» spiega illustrando le sue giornate in cui si divide tra lavoro e incontri in bar, ristoranti, centri sportivi della capitale per chiedere ai proprietari se hanno bisogno di personale e, dunque, se hanno intenzione di dare una seconda chance a un detenuto, usufruendo dei vantaggi fiscali.
L’empatia tra detenuti e imprenditori
Talvolta, inevitabilmente, si imbatte nella reticenza di alcuni titolari, ma, quando comprendono la valenza del progetto, la maggior parte aderisce: «Quando gli imprenditori arrivano in carcere e incontrano i detenuti per il colloquio, in quel preciso istante, scatta la scintilla dell’empatia e, talvolta, ne assumono più del previsto» dice l’ideatrice di Seconda Chance.
Grande interesse ed entusiasmo si registra anche tra i detenuti del carcere di Rebibbia, da cui è partito il progetto, ora, in espansione sull’intero territorio nazionale.

Lavoro ai detenuti di Rebibbia
«Non vengono scelti a caso, l’amministrazione penitenziaria seleziona i detenuti con il profilo più congruo alle figure professionali che mi richiedono all’esterno. Dopodiché organizziamo i colloqui a Rebibbia, tenuti dall’ispettore Cinzia Silvano insieme agli educatori che fanno raccontare le proprie competenze al detenuto, per poi comunicare le peculiarità dei singoli agli imprenditori» dichiara Filippi, sempre presente a ogni colloquio, durante i quali prende appunti per poi stilare le schede di ognuno.

I detenuti assunti all’Istituto Superiore di Sanità
È una vera e propria cerniera che congiunge detenuti e imprenditori: in questi mesi ha raggiunto obiettivi importanti come l’assunzione di tre detenuti presso l’Istituto Superiore di Sanità. Inizialmente sono stati impiegati nella falegnameria, ora stanno svolgendo diversi lavori di riparazione e manutenzione all’interno e all’esterno dell’edificio e, presto, si occuperanno del restauro della sirena d’allarme di San Lorenzo che suonò prima del bombardamento del luglio 1943.
«Sono persone serie: diamo loro la possibilità di dimostrarlo»
«Le richieste aumentano quotidianamente, mi contattano da ogni angolo d’Italia, anche gente che si offre per aiutarmi a realizzare il sito e a registrare il marchio. Il mio impegno viene ripagato dalla soddisfazione che percepisco negli occhi dei detenuti. Sperano tanto di avere una possibilità per dimostrare di essere diversi rispetto al cliché che li fa apparire tutti inaffidabili» afferma la giornalista che, proprio in questi giorni, è riuscita a creare una connessione anche tra un’azienda di Garbagnate e il carcere di Bollate, oltre ad avere fatto assumere presso il Parco Nazionale del Circeo due persone in esecuzione penale nel carcere di Velletri.

Il rispetto delle competenze
A breve partiranno corsi di formazione con la Croce Rossa e la Rai; a mostrare grande interesse anche il Ministero dell’Agricoltura con cui Filippi stipulerà un protocollo che consentirà di contribuire fattivamente alla carenza di personale nelle aziende agricole.
«Mi batto affinché l’incrocio domanda-offerta avvenga nel rispetto delle competenze e delle attitudini di ogni singolo detenuto. Sembra una pretesa, ma, se possibile, ci tengo a garantire un lavoro che assecondi le loro propensioni» ribadisce soffermandosi sull’iter burocratico particolarmente controllato: trascorsi all’incirca due mesi, quando il magistrato di sorveglianza dà parere positivo, la persona selezionata va a lavorare presso l’azienda.
La bacheca Seconda Chance a Rebibbia
In questi giorni, a semplificare l’incrocio domanda-offerta, è giunta la bacheca Seconda Chance realizzata all’interno di Rebibbia, dove ogni detenuto ammesso al lavoro all’esterno, in virtù dell’art. 21 dell’ordinamento penitenziario, può affiggere una scheda con le proprie competenze, aiutato da due detenuti laureati in legge.
Il progetto in espansione
«Non mi aspettavo un tale successo nel giro di così pochi mesi – confida – tante persone mi stanno supportando, ci sono i presupposti per strutturare meglio questo progetto, prevedendo magari un referente in ogni regione o provincia. Sicuramente alcuni detenuti proseguiranno il rapporto di lavoro anche dopo aver finito di scontare la pena».
L’ex detenuta che potrà riabbracciare le figlie
L’importanza di un reinserimento sociale anche prima della fine della pena è chiaro nelle parole di Flavia Fillippi e nelle storie delle persone che sta aiutando: «Con ogni singolo detenuto si instaura un rapporto umano. Qualche mese fa sono riuscita a far assumere anche una donna ex detenuta che non rientrava nei benefici previsti dalla Legge Smuraglia. Aveva disperato bisogno di un lavoro per recuperare la patria potestà sulle sue due figlie. Non è stato semplice, ma ora, grazie all’assunzione a tempo indeterminato in una ditta di pulizie, potrà ricongiungersi con i suoi affetti più cari» conclude Filippi, fiera di riuscire ad offrire un’opportunità di riscatto sociale, ma anche di poter attestare concretamente la funzione rieducativa della pena detentiva.

Puntarella Rossa

Mancano camerieri e chef, diamo una seconda chance ai detenuti. “Siamo un popolo di camerieri“, diceva Indro Montanelli. Lui lo diceva in modo sprezzante, per intendere il servilismo sciocco degli italiani. Noi, invece, che rispettiamo un lavoro serio e importante, diciamo: magari lo fossimo. E invece, come è noto, non se ne trova uno neanche a pagarlo. Certo, li si pagano poco, e questo fa parte del problema. Ma non lo esaurisce, perché il problema è strutturale. La manodopera manca, sia in sala sia in cucina. Dopo le polemiche su Lamantia, e abbiamo parlato qui e ne ha scritto bene anche Paolo Manfredi qui. Ma resta il punto. Manca personale. Dove trovarlo? Flavia Filippi, giornalista di La7, ha avuto un’idea semplice ma importante. Da una parte, ha pensato, c’è il mondo del lavoro che ha bisogno di personale e non lo trova. Dall’altra, ci sono migliaia di persone che hanno sbagliato, si sono macchiate di qualche colpa e la stanno scontando in carcere, che possono avere una possibilità di redimersi, di riconciliarsi con la società. Come mettere in contatto questi due mondi? Un primo passo l’ha fatto la legge Smuraglia, che offre importanti sgravi fiscali a chi assume, anche a tempo determinato, detenuti. Il secondo è quello di far parlare il mondo del carcere e quello delle imprese. E qui si è spesa, e si spende, in prima persona. I risultati ci sono e sono già molto importanti.

gNews- quotidiano del ministero della Giustizia

Roma, casa circondariale di Rebibbia “Raffaele Cinotti”. Davanti a una porta chiusa del reparto G8, un tempo noto come ‘penalino’ e destinato ai condannati definitivi, c’è una piccola fila di detenuti in attesa. Tutti hanno in mano una cartellina, inseparabile equipaggiamento dell’istante: in gergo, colui che ha chiesto un colloquio con educatori, avvocati, magistrati di sorveglianza e chiunque possa offrire un incontro con il ‘mondo esterno”. Il reparto G8 pullula di copie di istanze, ordinanze, calcoli su posizioni giuridiche, ma anche lettere e fotografie di persone care.

Oggi, 4 maggio, gli incontri nel reparto G8 hanno qualcosa di diverso. L’ansia che percorre la fila delle persone in attesa è palpabile: “Sono in corso i colloqui tra imprenditori e detenuti per il progetto ‘Seconda chance’. I candidati sono 17 per 7 profili richiesti da un grande ristorante romano”. A motivare l’insolita tensione è l’ispettrice Cinzia Silvano, coordinatrice del reparto e figura chiave delle iniziative, delle attività e degli spazi propedeutici al lavoro esterno dei reclusi. Il suo ufficio si trova proprio davanti all’aula in cui si stanno tenendo i colloqui di ‘Seconda chance’.

Il progetto è nato da un’idea di Flavia Filippi, cronista giudiziaria del TgLa7. “Durante tanti anni di lavoro mi sono resa conto che in carcere finiscono spesso persone che non hanno avuto opportunità o non si sono potute permettere l’avvocato giusto. Hanno diritto a un’altra possibilità, rappresentata principalmente da un lavoro. Ho pensato che un punto di partenza poteva essere divulgare i vantaggi economici per gli imprenditori, previsti dalla legge 22 giugno 2020 n.123, conosciuta come Legge Smuraglia”. Flavia Filippi racconta che da gennaio 2021 ha iniziato a contattare incessantemente imprese, associazioni di settore, agenzie per il lavoro, istituzioni pubbliche e altre realtà che potrebbero essere interessate al tema.

“Prima di muovermi ho chiesto informazioni alla garante comunale dei diritti dei detenuti Gabriella Stramaccioni e, tramite lei, ho iniziato a collaborare con il Provveditore dell’amministrazione penitenziaria di Lazio, Abruzzo e Molise, Carmelo Cantone.” I contatti, che la giornalista definisce ‘porta a porta’, sono iniziati in un periodo ancora di piena crisi dovuta alla pandemia. Ma con la graduale ripresa, sono arrivati i primi protocolli d’intesa con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Associazione Nazionale Costruttori edili, l’Agenzia del lavoro Orienta e l’Unione artigiani.

Oggi sono circa 40 i detenuti che già lavorano all’esterno o sono in attesa di essere assunti. Tra loro ci sono Pasquale, Gennaro e Antonello che svolgono lavori di falegnameria e riparazioni all’Istituto Superiore di Sanità: lucidano tavoli, riparano cassetti e aggiustano i ripiani di una vecchia libreria. Presto avranno il delicato incarico di restaurare la sirena d’allarme di San Lorenzo, che suonò prima del bombardamento del luglio 1943. Tra gli ultimi che hanno trovato lavoro grazie a ‘Seconda chance’, c’è Francesco che, dopo 21 anni di carcere, ha iniziato a lavorare nelle cucine del ristorante romano ‘Le Serre Vivi’. In un lontano passato Francesco faceva il cuoco a Palermo. In carcere ha avuto modo di continuare a tenersi in allenamento e a esercitare la creatività in cucina, arrivando a essere il cuoco responsabile di 1.600 pasti giornalieri.

“Nessuna delle circa cento aziende da me interpellate in quasi 5 mesi mi ha detto di aver mai sentito parlare della Legge Smuraglia – spiega Flavia Filippi -. Non nascondo che, nella mia ricerca di opportunità per i detenuti, qualche volta mi sono vista sbattere la porta in faccia. Molti tergiversano, si lasciano spaventare dal reato, altri dicono che richiameranno e non lo fanno. In sostanza ho calcolato che su 30 imprenditori che mi dicono di no, ne incontro uno disponibile. A volte faccio degli incontri fortunati, dove c’è un’immediata empatia, come quello con Alessandro Cantagallo che ha chiesto un manutentore, un aiuto cuoco, un runner, un idraulico, un elettricista e due addetti alle pulizie per il ristorante della sua famiglia, dentro allo spazio del museo MAXXI”.

Il progetto coinvolge ormai molti Istituti del Provveditorato e anche altre realtà italiane. Nell’istituto romano si è ormai collaudato un modello di recruiting Seconda chance, al quale lavorano, insieme a Flavia Filippi, l’ispettrice Cinzia Silvano e le educatrici coordinate da Giuseppina Boi. “I candidati effettuano un colloquio con l’imprenditore interessato per valutare competenze e motivazioni” racconta l’ispettrice Silvano. “Al colloquio assistiamo io e un educatore, oltre alla promotrice di ‘Seconda chance’. Per evitare condizionamenti, informiamo l’eventuale datore di lavoro dei reati del candidato solo dopo che è avvenuto il colloquio. Sono poi le aziende a inoltrare all’interessato e all’amministrazione la richiesta di lavoro”.
Il lavoro professionalizzante è centrale nel progetto dell’Istituto diretto da Rosella Santoro. La società Panta Coop occupa, ad esempio, detenuti nella torrefazione e in attività di controllo e pedaggio autostradale. Altri lavorano in sartoria, altri ancora nel call center per il servizio CUP Ospedale Bambino Gesù della Coop E-team, che all’esterno ha assunto altre 20 persone in semilibertà.

“Tra i detenuti ci sono professionalità che aspettano solo di essere valorizzate o di crescere”, continua l’ispettrice mentre illustra i tanti spazi che ospitano le lezioni di formazione o dove presto si terranno nuovi corsi. Dalla falegnameria, alla sala musica dove si alterneranno docenti dell’Orchestra di Piazza Vittorio, al giornale Dietro il cancello, coordinato da Federico Vespa, alla sala prove della compagnia La ribalta di Laura Andreini. Alcuni di questi locali sono stati ristrutturati dagli stessi detenuti, come quello che ospita il corso per sommelier del Cavalieri Hilton, finanziato dalla Fondazione Severino e a cui sono stati ammessi 33 detenuti.

“Era un deposito e ora è un luogo vitale. La dimostrazione che gli spazi prima di essere fisici sono mentali, sono spazi di pensiero. Se immaginiamo lo spazio come un luogo che all’interno del carcere, resterà un luogo chiuso. Se lo immaginiamo aperto, rivelerà potenzialità inaspettate anche all’interno del carcere”. L’ispettrice viene fermata di continuo dai detenuti che le chiedono informazioni sull’inizio dei nuovi corsi o sollecitano autorizzazioni per attrezzi, colori, pennelli e arnesi vari. “In molti casi il rapporto di fiducia e di lealtà con i detenuti inizia qui. Ho capito che per non avere troppe delusioni bisogna conoscere le persone detenute nella loro complessità e se sono chiuse in cella non ci si riesce – aggiunge Cinzia Silvano –. Dopo sono loro a scegliere un percorso che in genere è graduale: si parte con gli articoli 20 ter – lavori di pubblica utilità -, poi passa al lavoro con scorta prima di accedere all’art. 21 che consente di andare a lavorare all’esterno, liberi”.

Attualmente i posti del Padiglione Venere, settore del G8 destinato ai lavoranti esterni, sono quasi tutti occupati. “Seconda chance – continua Silvano – ha dato un impulso notevole al lavoro all’esterno, al punto che sto cercando di ottenere un ulteriore ampliamento del padiglione dopo quello che abbiamo già realizzato nel 2019: inizialmente i posti erano 15, oggi sono 50”.

Lungo il corridoio del Padiglione Venere si sviluppano una serie di stanze di pernottamento, a due o più letti, luminose, pulite e quasi ordinate, considerato che si tratta di uno spazio comunque condiviso. Ci sono una lavanderia, una biblioteca, un’area living e due cucine dove i detenuti mangiano insieme: sono locali accoglienti, arredati con elettrodomestici e suppellettili frutto di donazioni.

“Ogni mattina – conclude l’ispettrice – quando percorro viale Majetti per raggiungere l’Istituto, incontro un piccolo fiume di detenuti che percorre la strada in senso inverso: io entro in carcere, loro escono. Sono camerieri, giardinieri, archivisti, artigiani, cuochi, aiuti cuochi. Ci salutiamo mentre andiamo a lavorare. Credo che questo sia il senso del mio impegno: valorizzare energie che andrebbero perdute e restituire alla società persone migliori”.

Osservatore Romano

Il Tempo

“Meno costi se assumi detenuti”.

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